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Jan Hus
 
 
Praga: quindici secoli di storia
Jan Hus

Re Venceslao
 
 

Sopra: Una illustrazione di Jan Hus e la foto del monumento a Praga a Hus. Immagini tratte dal volume "Praga" edito da Bardi Editore

Jan Hus

Il nome di Hus è indissolubilmente legato a Praga e per questo merita un capitolo a parte nella storia della città.
Finito sul rogo a Costanza pur di non rinnegare le sue idee, attraverso i secoli è rimasto il simbolo della libertà per la nazione cecoslovacca.
Jan Hus nasce nel 1369 a Husinec nella Boemia meridionale da una famiglia di modeste condizioni. Poco più che ragazzo, si trasferisce a Praga dove frequenta la facoltà di arte rivelandosi uno studente zelante e ambizioso. Ottenuto il "baccellierato" diviene "magister" in quella stessa facoltà.
Consacrato sacerdote nel 1400, inizia subito la sua attività di predicatore, dapprima nella chiesa di San Michele nella Città Vecchia, raccogliendo un grande favore di pubblico con le sue accuse al decadimento morale e spirituale dell'alto clero. Nel 1402 col beneplacito del Re Venceslao, tiene i suoi sermoni nella Cappella di Betlemme, un luogo laico dove si predicava in lingua ceca, e soprattutto un luogo che, sin dalla sua fondazione (1391), era stato il centro delle correnti riformatrici.
Insieme al fervore religioso, Hus propugna l'ideale nazionale che è uno dei capisaldi delle sue idee riformatrici.
Rettore dell'università di Praga dal 1402 al 1414, vi tiene corsi di teologia mantenendosi, sulle prime, neutrale di fronte alla penetrazione della dottrina dell'inglese Wycliff, il quale, negando la transustanziazione (la presenza reale del Cristo nel sacramento eucaristico), viene aspramente condannato dai maestri tedeschi dell'università.
Appoggiato dall'arcivescovo di Praga Sbinco, proibisce ai diocesani pellegrinaggi a Brandenburgo, dove si venerava un'apparizione del sangue di Cristo, e nello scritto del 1405, "De sanguine Christi", si scaglia ferocemente contro coloro che "per mendacia seducono il popolo".


La dottrina di Wycliff
In seguito al rapido diffondersi della dottrina di Wycliff in Boemia il papa Innocenzo VII, incarica Sbinco di estirpare l'eresia: Hus assume uii atteggiamento formalmente conciliante ma in realtà si avvicina sempre più ai wycliffiti boemi. L'arcivescovo allora proibisce le prediche contro il clero, ma Hus continua la sua opera con fervore e nello scritto "De arguendo clero" (1408) sostiene che i sacerdoti indegni devono essere puniti pubblicamente.
Il conflitto dottrinale assume in realtà un significato nazionale, una sorta di battaglia politico-religiosa del popolo ceco contro quello tedesco.
Al momendo dello scisma d'Occidente, il re Venceslao decide per la neutralità e con lui sono i maestri cechi dell'università. L'arcivescovo Sbinco invece, con l'alto clero, serba ubbidienza a papa Gregorio XII. Nel maggio del 1409 la "nazione tedesca" (un migliaio tra studenti e professori) abbandona l'università e per Hus, rieletto rettore, è il trionfo.
L'arcivescovo getta l'anatema su Hus e ne chiede l'inquisizione al papa. Hus esce indenne dalle accuse di eresia e istigazione del popolo contro il clero, ma gli viene proibito di predicare in luoghi privati (il che voleva dire nella Cappella di Betlemme).
Nel 1410 Sbinco condanna tutti i libri di Wycliff che vengono bruciati pubblicamente. Hus continua a difendere l'opera del riformatore inglese e, denunciato ancora a Roma dall'arcivescovo, viene condannato per disubbidienza, mentre il re Venceslao, che aveva preso le difese di Hus, costringe Sbinco alla fuga.

Contro le indulgenze
L'attività di Hus si fa sempre più febbrile: quando il papa promulga nuove indulgenze, Hus giunge a negargli obbedienza (Contra bullam papae) e incita l'università e la nazione all'aperta ribellione. Questa volta però re Venceslao non lo appoggia. A Praga scoppiano gravi conflitti e tra gli ussiti cadono le prime vittime. Hus aderisce apertamente alla dottrina di Wycliff, cosicché da Roma viene chiamato in giudizio per eresia. Hus rifiuta di obbedire e continua a predicare. Infine, sollecitato dal re all'esilio, abbandona Praga, per tornarci saltuariamente seguendo i consigli del re Venceslao. La sua attività continua nella Boemia meridionale, dove intere città aderiscono alla sua dottrina. Sono le regioni dove, dopo la morte di Hus, nascerà il più radicale movimento ussita.
Nel tentativo di allontanare da sè il marchio dell'eresia, Hus accetta la proposta dell'imperatore di presentarsi al Concilio di Costanza con un salvacondotto, e prepara i discorsi da tenere per la sua difesa, sicuro che il Concilio avrebbe finito per schierarsi dalla sua parte.


Il tradimento e la condanna al rogo
Hus partì per Costanza nell'ottobre nel 1414, dopo che il papa aveva garantito ai rappresentanti di Sigismondo che non gli sarebbe stata fatta alcuna violenza. I suoi accusatori (in maggioranza tedeschi) erano capeggiati dal cardinale Pietro d'Ailly. Fu quest'ultimo, insieme ad altri cardinali, che il 28 novembre dello stesso anno, dopo averlo invitato col pretesto di un colloquio amichevole, lo fece arrestare minacciando di sciogliere il concilio se fosse stato liberato.
Ad Hus venne chiesto di precisare la sua posizione su ciascuno dei 45 articoli di Wycliff. Hus si difese con sottigliezza, negando di aver mai sostenuto la "dottrina della transustanzazione". Alcuni mesi dopo, Hus venne segregato nella fortezza di Gottlieben, da dove continuò a scrivere lettere, finchè il 5 giugno venne ammesso al Concilio. Egli invano dimostrò la sua aderenza alla Sacra Scrittura, e protestò che non si sarebbe sottomesso al Concilio se non gli si fosse dimostrata chiaramente l'eresia.
Nell'ultima udienza gli vennero letti 39 articoli del libro "De Ecclesia", quasi tutti corrispondenti alla dottrina di Wycliff. Egli ne difese alcuni e ne negò altri, ma non cedette ai tentativi per indurlo a ritrattare. Il 24 giugno vennero bruciati i suoi libri, il 6 luglio venne condannato. Il predicatore rifiutò la bolla di eretico e protestò con violenza per la condanna, essendo giunto spontaneamente al concilio col salvacondotto reale. Consegnato al potere secolare si avviò al supplizio.
Già legato sul rogo, rifiutò l'ultima possibilità di ritrattare, con le parole: "Morrò con gioia, per la Verità del Vangelo che ho predicata e insegnata". Dopo che le fiamme si spensero le sue ceneri vennero sparse nel Reno. Un anno dopo periva sul rogo anche il seguace e amico Girolamo da Praga.

L'Hussitismo
La loro fine data l'inizio dell'ussitismo. Hus è ancora oggi molto amato dal popolo ceco. Le sue battaglie erano molto più di una disputa teologica. Egli negava ogni potestà di giurisdizione alla Chiesa, riconoscendole autorità solo in campo morale, mentre in politica si batteva per il rinsaldamento dell'autorità statale e in campo nazionale prospettava la rinascita del popolo ceco.
Sin dal 1405 aveva cominciato ad usare il ceco nelle sue opere, accanto al latino, per raggiungere il pubblico meno colto, così come predicava in ceco nella Cappella di Betlemme.

 

 

 
 
 

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